«Portiamo le imprese sui mercati asiatici»

Edoardo Agamennone, Francesco Lorenzini e Francesco Rossi sono i partner fondatori di Levante Capital, il primo veicolo di investimento che si focalizza sulla crescita di scaleup Italiane e sud europee in Asia. Be Private li ha incontrati per discutere della loro iniziativa.

Sul sito di Levante Capital si legge che il vostro obiettivo è sostenere, in modo indipendente, gli imprenditori visionari a diventare le forze trainanti del futuro, guidando la loro espansione in Asia, dove nascono i leader di domani. Come nasce Levante?

Agamennone: «Sembrerà curioso, ma Levante nasce da un’idea scaturita durante un incontro tra noi tre, i partner fondatori, in occasione di un evento tenutosi all’ambasciata italiana a Pechino. In quell’occasione abbiamo pensato di mettere a fattor comune le nostre esperienze e competenze, per dare vita a un progetto su cui stiamo lavorando ormai da cinque anni. Il nostro obiettivo è portare le piccole e medie imprese, italiane ed europee, sui mercati asiatici, grazie alla loro eccellenza in campo tecnologico, e trovare uno sbocco per la loro crescita futura in un contesto dinamico e di elevata potenzialità. Si è così deciso di costituire un fondo che investisse in una decina di aziende tecnologiche per portare il loro know how in Cina e in Asia. La forma giuridica che si è scelta, per la costituzione del fondo, è stata la Società d’investimento semplice (Sis), che è in attesa di ricevere l’autorizzazione della Banca d’Italia. A oggi abbiamo già investito in due aziende attraverso una società veicolo (Special purpose vehicle) che saranno poi portate al fondo una volta costituitasi la Sis. I passi successivi saranno individuare altre imprese che possono essere oggetto di investimento, per raggiungere il nostro obiettivo di arrivare a  25 milioni di euro di masse in gestione. È già iniziata la fase uno, dove, oltre a presentare il nostro progetto ad alcune controparti, abbiamo iniziato una raccolta di fondi private, che è avvenuta attraverso contatti a noi vicini, raggiungendo un ammontare di 3 milioni di euro. Ciò ci ha permesso di accompagnare queste due società in Asia, dove stanno già muovendo i primi passi con riscontri interessanti. Per Levante si tratta di un biglietto da visita fondamentale per dimostrare agli altri investitori, una volta che riceveremo le autorizzazioni da parte delle autorità competenti e potremo iniziare ufficialmente la raccolta, che il nostro progetto non è solo teorico, ma praticabile, già operativo  e con ritorni a tendere interessanti».

Qual è la filosofia di Levante?

Lorenzini: «La filosofia di Levante è abbastanza semplice e lineare. Noi pensiamo che ci siano interessanti potenzialità di crescita nei mercati asiatici, in particolare in quello cinese, che possono contribuire ad aumentare le valutazioni delle aziende europee in modo significativo. Il nostro compito è cercare Pmi che siano motore d’innovazione in tecnologie molto specifiche, richieste nei mercati di approdo, e proporle a investitori disposti a finanziarle nello sviluppo all’estero».

Come operate?

Rossi: «Si fa un’analisi del mercato di destinazione e se ne individuano le tendenze, si esaminano le dinamiche macroeconomiche focalizzandoci su temi che saranno trainanti, e verifichiamo quali eccellenze italiane o del sud Europa potrebbero creare valore all’interno di ambiti specifici. Una volta individuata l’azienda target, iniziamo una fase di due diligence che condividiamo con i nostri contatti in Cina e in Asia per validare, in modo estremamente pragmatico, se ci sono potenzialità di crescita. Ci rivolgiamo, per esempio, a imprese in loco che possono facilitare l’espansione commerciale delle aziende target e quindi la crescita di fatturato, che per noi è uno dei “key performance indicator” (kpi) più importanti da monitorare. Così facendo, riusciamo a creare un contesto in cui individuiamo ulteriori opportunità di business e di accesso al mercato dove l’azienda diventa un vettore trainante».

 

Quali settori guardate con maggiore interesse?

Lorenzini: «I segmenti cui guardiamo con interesse sono: robotica, macchinari, automotive, energia, materiali, biomedicale. Al loro interno individuiamo le aziende che hanno un vantaggio competitivo significativo. Successivamente esaminiamo la domanda in Asia e poi cerchiamo società che possano soddisfarla e occupare una parte del mercato che non è presidiata. Teniamo conto anche dei fenomeni di delocalizzazione che stanno avvenendo all’interno della regione e che possono creare un ulteriore canale di sbocco per le aziende target. Il mercato cui prestiamo particolare attenzione è quello cinese, sia per le sue dimensioni, sia perché è disposto a valutare a multipli più elevati i progetti interessanti».

Qual è la principale caratteristica delle vostre aziende target?

Agamennone: «Nella nostra pipeline ci sono società ad alto contenuto tecnologico e a vocazione internazionale. Sono imprese che vogliono crescere all’estero e questa inclinazione è spesso già presente nel loro modello di business. Alcune di loro hanno iniziato a entrare nei mercati esteri perché vogliono diventare player globali e confrontarsi con controparti di elevato livello e standard internazionali. Il contesto italiano e sud-europeo soffre di nanismo di impresa e di capitali e le aziende fanno fatica a crescere se non ampliano i loro orizzonti. Delle società che abbiamo analizzato, tutte hanno nei loro business plan l’espansione sui mercati asiatici nei prossimi anni. Levante può offrire loro la possibilità di arrivarci molto più celermente». 

Come identificate le imprese italiane da contattare, qual è lo screening e l’obiettivo?

Rossi: «L’attività sinora svolta ci permette di avere già un canale di aziende che possono essere un’opportunità di investimento. Come sono state scelte le prime due? Abbiamo individuato due realtà che potessero facilmente generare interesse per la tipologia della loro attività, ad alto contenuto tecnologico e all’avanguardia nel loro campo, tanto da potere attrarre da subito interesse sul mercato cinese e asiatico. Le abbiamo selezionate perché volevamo che il loro esempio diventasse per noi un biglietto da visita. Sono società che, nonostante avessero avuto proposte da altri investitori, hanno scelto il nostro progetto perché, oltre alla raccolta di capitale, che tanti altri possono offrire, hanno visto in Levante la possibilità di accedere a un mercato che trascinerà la crescita globale nei prossimi anni».

In quale campo operano le due aziende target che sono state oggetto del vostro investimento?

Rossi: «La prima, InSilicoTrials, opera nel settore farmaceutico, nello specifico nel segmento “software as a service”, un comparto molto avanzato che si occupa dell’analisi, sia di dispositivi, sia di veri e propri composti medicali, come ad esempio una pastiglia, attraverso simulazioni. Ha creato un software che permette di riprodurre soluzioni medicali in digitale. La sperimentazione clinica viene realizzata attraverso una simulazione computerizzata personalizzata e utilizzata nello sviluppo e nella valutazione di un medicinale o di un dispositivo. Questa società ha aperto una piattaforma che le aziende farmaceutiche possono utilizzare per pre-testare i loro prodotti,  grazie a un software che permette di collaudare il loro modello matematico, riferito, sia a un comportamento molecolare, sia a un dispositivo, e condividerlo con i centri di ricerca. La seconda azienda si occupa di tecnologia radar, completamente sviluppata in Italia e richiesta in tutte le parti del mondo; è utilizzata nel campo della sicurezza degli impianti produttivi. Si tratta dell’introduzione di un sistema all’interno dei luoghi di lavoro talmente innovativo che non solo diminuisce gli incidenti, ma aumenta la produttività delle catene di assemblaggio. È il sensore necessario per linee di produzione dove c’è un’interazione continua tra la macchina e l’operatore, un abilitatore della produzione che è sempre più automatizzato in un contesto di piena sicurezza».

Perché Levante può essere la risposta per una Pmi che vuole crescere all’estero?

Agamennone: «Perché offriamo concretamente alle aziende che sono sottovalutate la possibilità di accedere a un mercato che ne faccia emergere il valore e ne faciliti lo sviluppo e la crescita. Cerchiamo le condizioni migliori per realizzare non solo un matching tra domanda e offerta di un prodotto o un servizio, ma facciamo in modo che ciò serva da ponte per lo sviluppo all’interno della regione asiatica. Noi pensiamo che questa modalità, alla cui base c’è un minuzioso lavoro di analisi delle realtà che possono diventare una storia di successo, offra all’impresa innovativa la possibilità di finanziare la propria espansione, rafforzare il proprio modello di business e migliorare le condizioni per potere accedere, nel futuro, anche al mercato dei capitali».

Indicare i mercati asiatici, come sbocco per le Pmi, viene accolto con interesse?

Rossi: «Spesso emerge scetticismo e paura di entrare sui mercati asiatici, perché sono ancora considerati rischiosi. Noi pensiamo che l’Asia sia in una situazione simile a quella del Giappone negli anni ’80. Ciò significa, come la storia ci ha insegnato, che si è di fronte a una grande possibilità di sviluppo».

L’obiettivo finale della vostra strategia?

Lorenzini: «Gli obiettivi possono essere diversi, perché bisogna sempre tenere conto dei mercati di destinazione e vedere quale tipo di sinergie si riesce creare: ci può essere un licensing di tecnologia dell’azienda o un accordo interaziendale o l’acquisizione da parte dell’impresa target di una realtà locale. Le opportunità sono molteplici: basterebbe pensare solo all’iniziativa “Belt and Road” per capire quanti canali si potrebbero aprire verso i paesi che vi aderiscono e che sono affamati di tecnologia. Certo, l’exit finale per l’azienda potrebbe essere anche la quotazione».

Qual è il rischio più grande che correte?

Rossi: «Di arrivare tardi, proprio perché c’è ancora la percezione in tutto il sud Europa che l’Asia sia una minaccia. Finché rimarrà questo atteggiamento, anche la value proposition che noi facciamo agli investitori rischia di non essere ascoltata. Si tratta di cogliere un’opportunità ed essere rapidi a farlo, per non essere scalzati da altri concorrenti stranieri».

Intravedete lo stesso tipo di recalcitranza quando gli investitori o le aziende cinesi mostrano interesse verso le aziende italiane?

Agamennone: «A volte c’è resistenza, sia da parte dell’investitore, sia dell’imprenditore, soprattutto per timore che sia messo in discussione il controllo dell’azienda. Noi abbiamo fatto opera di sensibilizzazione per ben cinque anni su quanto fosse importante guardare al capitale asiatico non come una minaccia, bensì come motore di crescita dell’innovazione europea, sia presso le aziende, sia presso le istituzioni pubbliche e private».

Cinque anni passati a fare sensibilizzazione?

Lorenzini: «Prima di dare vita a Levante, quando tutti e tre operavamo in Cina, facendo lavori diversi, abbiamo iniziato a scommettere sull’idea che ci fosse la possibilità di fare arrivare capitale cinese in Italia. Era il 2015 e nel nostro Paese si parlava già di start-up, anche se le risorse finanziarie erano allora limitate. La nostra proposta era sempre di portare aziende italiane in Cina, ma di farle crescere grazie all’aiuto di investitori privati cinesi. In quell’occasione abbiamo veicolato circa 3 milioni di euro in Italia all’interno di una ventina di aziende. È stato da quella esperienza e dalle valutazioni che ne sono emerse che è nato, cinque anni dopo, il progetto Levante. Siamo consapevoli di non essere i soli ad avere adottato questo approccio e di non avere inventato nulla di nuovo, ma in Italia il nostro è un modello innovativo».

Siete dei visionari?

Rossi: «Noi pensiamo che il nostro progetto colga un’opportunità offerta dal mercato e che possa generare valore. Siamo consci che non sempre è facile veicolare il nostro messaggio, ma siamo altresì convinti, perché lo vediamo accadere in altre parti del mondo, che Levante abbia una solida ragione di esistere. Stiamo mappando nuovi settori di mercato, alla continua ricerca di start-up innovative, e cerchiamo aziende dove investire che tra 10 anni possano essere multinazionali e leader nel loro settore di riferimento».

Pinuccia Parini

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Responsabile Clienti Istituzionali Fondi&Sicav

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