Al centro del nostro algoritmo c’è la persona

Stéphane Vacher Responsabile comunicazione Credem Euromobiliare Private Banking

Abbiamo deciso di dedicare questo numero di Be Private alle tematiche legate all’intelligenza artificiale (Ai). Ci siamo convinti dell’opportunità di affrontare questo specifico argomento perché, ultimamente, se ne parla molto, ma spesso non se ne conoscono le radici, che sono molto più remote nel tempo di quanto non si pensi, e, soprattutto, perché se ne sottostima quasi sempre gli ambiti di applicazione. Il recente andamento dei mercati finanziari, in particolare statunitensi, ha dimostrato il grande appeal di alcuni titoli azionari di aziende particolarmente attive e visibili su quel fronte: la performance positiva dell’intero mercato equity Usa è, in realtà, in gran parte riconducibile all’ottimo rialzo messo a segno da grandi società che operano nel settore tecnologico.  

Ma, quando si parla di Ai, c’è da considerare anche il forte potenziale invasivo di questa tecnologia. Lo testimoniano nel magazine diverse imprese che apparentemente non c’entrano nulla con modelli predittivi, algoritmi sofisticati e nuove tecnologie. Ci sono intere professioni, aziende, settori che sono direttamente minacciati dall’emergenza di un’intelligenza non umana in grado di produrre risultati soddisfacenti a fronte di costi di produzione infinitesimali e con maggiore efficienza di processo: pensiamo al mondo della traduzione, del giornalismo, della pubblicità o ancora della fotografia. 

A questo punto, però, e prima di entrare nell’analisi delle potenzialità di questo settore, dobbiamo porci una domanda: che cosa caratterizza fondamentalmente l’intelligenza umana e che, almeno in un orizzonte temporale breve, difficilmente la macchina potrà sostituire? 

Potremmo essere tentati di rispondere, di primo acchito, l’ORIGINALITÀ. È vero, infatti, che, almeno al momento, i principali output forniti dai motori di intelligenza artificiale possono sembrare formalmente corretti, ma scialbi, senza né sapore, né contrasto… In uno slancio di umanesimo un po’ romantico si potrebbe affermare che noi umani siamo gli unici detentori del potere di provocazione, della capacità di creare connessioni inattese o della facoltà di commuovere. Ma non illudiamoci: il momento in cui scrivo e mi leggete è già lontano da noi e i progressi folgoranti della tecnologia faranno sì che, anche velocemente, esisteranno algoritmi di produzione di contenuti in grado di sorprenderci, di entusiasmarci o di generare scalpore. Da questo punto di vista, ci potremmo, forse, fidare di più dell’intelligenza artificiale che del pensiero umano, spesso deludente e scontato nel decifrare il mondo che ci circonda. 

Credo che, in fondo, ciò che continuerà a lungo a caratterizzare in modo univoco l’intelligenza umana è che si tratta di un’intelligenza RELAZIONALE. Che non si basa, quindi, su un rapporto lineare e prevedibile tra input e output, ma sulla dimensione soggettiva ed emotiva che lega ciascuno di noi all’altro dal momento in cui entriamo in contatto. Non ho alcun dubbio che la macchina ci possa superare nella sua capacità di elaborazione infinita di dati, di produrre modelli previsionali raffinati e di ottimizzare ogni millimetro di un processo produttivo. Ne nutro molti, però, se penso alle nostre memorie di emozioni, al linguaggio non verbale, alla gestione dell’emotività della controparte, a tutte queste dimensioni così difficili da modellizzare, ma che rendono uniche le relazioni tra due persone, nella magia di ogni momento di incontro. 

Per questo motivo, abbiamo voluto rendervi consapevoli dell’inaudito potenziale dell’intelligenza artificiale, anche nell’ambito della gestione del risparmio. Ma siamo certi che la relazione tra private banker e cliente non potrà mai essere sostituita dal più elaborato degli algoritmi. Al centro dell’algoritmo del nostro modello di servizio ci siete voi, i nostri clienti. Ciascuno con le sue peculiarità, i suoi entusiasmi e i suoi traumi, la sua tolleranza al rischio e le sue riluttanze. E siamo convinti che questo è proprio il luogo migliore dove farvi stare: al centro della nostra consulenza umana, finanziaria e patrimoniale.     

Stéphane Vacher

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Responsabile Comunicazione Private Gruppo CREDEM

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