Come operare in un mondo che cambia

Non è semplice operare nella finanza in un momento come l’attuale, in cui le decisioni da prendere sono molto importanti non solo per il singolo investitore, ma per l’intera società a livello globale. Di questi temi parla Daniele Dotti, senior sales executive di Franklin Templeton

La lotta al cambiamento climatico è un tema condiviso a livello globale. Come descriverebbe le posizioni dei vari paesi in merito? Quali sono le differenze?

«In Europa il 30% circa del Recovery Fund (750 miliardi di euro) varato dall’Unione Europea per fare fronte alla pandemia di coronavirus e 1.000 miliardi di euro del suo bilancio settennale sono stati riservati a iniziative per la lotta contro gli effetti nocivi del cambiamento climatico. La Commissione Europea ha affermato chiaramente il suo impegno nella decarbonizzazione dell’economia, con l’intento di azzerare le emissioni nette di gas serra entro il 2050. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha costantemente fatto pressione affinché le questioni ambientali siano una componente essenziale delle decisioni in materia di politica monetaria, assegnando al cambiamento climatico una priorità “mission-critical” per la Banca centrale. L’Europa è leader nel mercato dei green bond, che è cresciuto rapidamente. Questi titoli hanno una struttura analoga alle obbligazioni tradizionali, ma sono utilizzati per finanziare programmi che coprono un’ampia fascia di progetti a beneficio dell’ambiente, quali l’energia eolica rinnovabile, la riduzione dell’inquinamento, la gestione dell’acqua, i trasporti non inquinanti e l’energia solare rinnovabile. A settembre 2020, ad esempio, la Germania ha lanciato un’obbligazione sovrana verde a 10 anni che ha riscosso una domanda record e raccolto sottoscrizioni per 6,5 miliardi di euro, ma si sono registrate nuove emissioni anche dal Belgio, dalla Lituania, dalla Francia e dalla Polonia e prossimamente ci saranno dall’Italia, dalla Svezia e dall’Ue».

Qual è la dinamica degli asset sostenibili?

«Il nostro Templeton Global Equity Group ha visto un solido ritmo di crescita dei titoli di investimenti sostenibili in Europa, nell’America settentrionale e in Australia. E, per quanto riguarda l’Asia, la regione ha recuperato in sordina, con una crescita degli asset più che doppia in quest’area rispetto a qualsiasi altra regione1. Solo nell’anno passato, i fondi associati al cambiamento climatico hanno assistito ad afflussi di investimenti tra i più elevati della storia, ai quali ha contribuito anche lo stimolo fiscale rivolto agli obiettivi nazionali sul cambiamento climatico da parte dei governi. Complessivamente, il pianeta deve fare fronte a sfide di rilievo per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, con il quale gli stati avevano sottoscritto l’impegno a contenere il riscaldamento globale ben sotto i 2°C in più rispetto ai livelli pre-industriali. Dal 2015, le emissioni di gas serra (Ghg) hanno continuato ad aumentare costantemente2. I firmatari dell’Accordo di Parigi riconoscono la necessità di rafforzare le azioni e paesi importanti, quali gli Stati Uniti, la Cina, il Giappone, il Regno Unito e l’Unione Europea, si sono impegnati per nuovi obiettivi che prevedono un azzeramento netto3. In Cina, ad esempio, il presidente Xi ha stabilito un target che contempla la neutralità di carbonio nazionale entro il 2060 e la generazione del 25% del mix di energia da fonti rinnovabili entro il 2030. È una testimonianza dell’impegno della Cina per diventare “verde” nel lungo termine e delle sue ambizioni per promuovere un’industria campione mondiale. Negli Usa, con la precedente amministrazione Trump, erano state invertite alcune politiche sul cambiamento climatico adottate durante l’era Obama e il paese era uscito dall’Accordo di Parigi. Un fatto molto importante è stato che le società statunitensi e gli stati federali in generale non hanno cambiato rotta in seguito a quella decisione, ritenendo, invece, che le soluzioni sostenibili fossero una necessità. Dopo il suo insediamento nel 2021, Biden ha di fatto disposto per un rientro degli Stati Uniti nell’Accordo di Parigi, dando rilievo all’energia “verde” e ad altre soluzioni non dannose per l’ambiente e, di conseguenza, vediamo affacciarsi opportunità di investimento in molte altre aree».

Ritiene che ciò abbia aperto opportunità di investimento anche a livello geografico e, se sì, dove?

«Il cambiamento climatico funge da catalizzatore della crescita di un mercato più verde, sostenibile e geograficamente localizzato. Le società europee negli ultimi anni sono state all’avanguardia su molte questioni legate al cambiamento climatico, tuttavia la situazione è cambiata e nelle aziende nordamericane e asiatiche è in atto una svolta a favore di processi più sostenibili. In Europa le obbligazioni verdi offrono agli investitori un contributo per un futuro sostenibile. Ma vi sono anche fenomeni di segno opposto: negli Stati Uniti, l’inverno scorso vi sono state interruzioni nella distribuzione dell’energia elettrica nel Texas e i legislatori locali hanno reagito con l’introduzione di un disegno di legge che penalizza le società di energia rinnovabile, sebbene gran parte dell’energia dello stato derivi da combustibili fossili tradizionali. Per quanto riguarda i mercati emergenti, tra le altre opportunità individuiamo l’energia solare che rappresenterà l’80% della crescita nella generazione di elettricità globale nel prossimo decennio4. La Cina è un leader mondiale nella produzione di questo tipo di energia; nel 2019, il 71% dei moduli solari era prodotto nella Repubblica Popolare, rispetto al 3% negli Stati Uniti5. Ha sede in Cina uno dei più importanti produttori del pianeta di vetro fotovoltaico (Pv) solare. Ha una quota del 32% del mercato globale e supera sostanzialmente la concorrenza per dimensioni e capacità di produrre vetro solare sempre più sottile. La sua produzione avviene completamente con gas naturale, mentre alcuni peer utilizzano carbone e petrolio a forte intensità di carbonio: ciò significa che questa società è ancora più avanzata nel contribuire a risolvere le sfide climatiche. La Cina è anche la sede del secondo produttore di vetro solare in ordine d’importanza, con una quota del 21% del mercato globale e con il 30% delle sue vendite all’estero6. Recentemente la società ha ampliato ulteriormente la sua capacità con l’avviamento di un nuovo impianto in Vietnam. Questa nuova ubicazione offre altri vantaggi, come stipendi relativamente più bassi, abbondanza di materiali grezzi (tra cui sabbia silicea), prezzi più convenienti dell’elettricità e benefici fiscali. Con la corsa dei generatori di elettricità cinesi verso la parità di rete con il carbone indipendente dall’assistenza statale, si prevede che l’energia solare balzerà dal 2% circa al 6% nel mix di energia della Cina entro il 20237». 

Combattere il cambiamento climatico, significa sacrificare la crescita economica? 

«No, non significa sacrificare la crescita economica, anzi è il contrario, perché è proprio prefiggendosi obiettivi di investimento sostenibili e riconosciuti che si possono ottenere rendimenti interessanti. In questa fase postpandemica, con la ripresa dell’attività economica persistono problemi pressanti legati al clima globale e il pianeta deve fare fronte a sfide di rilievo per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, con il quale i governi avevano sottoscritto l’impegno a contenere il riscaldamento globale ben sotto i 2°C in più rispetto ai livelli pre-industriali. Dopo l’approvazione ufficiale del Regolamento sull’informativa per la finanza sostenibile (Sfdr) a marzo 2021, si discute sempre più sul mercato dei fattori Esg inclusi in strategie gestite attivamente e degli eventuali esiti benefici che potrebbero comportare per l’ambiente, senza per questo sacrificare i rendimenti per gli investitori. In Franklin Templeton, l’analisi Esg è una componente intrinseca del processo decisionale in materia di ricerca e di investimenti e la combinazione fra parametri finanziari tradizionali e criteri della sostenibilità fornisce un valido strumento per distinguere le aziende e i settori vulnerabili alle turbolenze da quelli che dovrebbero essere meglio attrezzati per adattarsi agli shock. L’integrazione e l’applicazione dei fattori Esg per le aziende dovrebbe guidare gli investitori nelle loro scelte di impieghi di capitale sostenibili. Rispettare l’ambiente, essere trasparenti nella comunicazione aziendale e garantire la sicurezza dei prodotti offerti significa anche porre le basi per buoni risultati di bilancio».

Che cosa significa investire nel cambiamento climatico e come se ne può beneficiare? 

«La metodologia del Templeton Global Equity Group per selezionare le società emittenti di titoli ci porta a individuare tre tipologie nell’universo investibile: 1) aziende che offrano soluzioni con >50% dei ricavi da prodotti e servizi che riducano direttamente o indirettamente le emissioni globali, migliorino l’efficienza delle risorse e/o proteggano dalle conseguenze fisiche del cambiamento climatico; 2) imprese in fase di transizione con emissioni o intensità di risorse da moderate a elevate che stiano compiendo sforzi e si dimostrino leader del settore per ridurle; 3) società resilienti che abbiano un’intensità di risorse e di carbonio relativamente bassa e offerte di soluzioni che rappresentino <50% dei ricavi. 

L’analisi dei fattori Esg non riguarda solo l’identificazione e la misurazione dei rischi, ma anche l’individuazione di opportunità di investimento. Prendiamo in considerazione i fattori Esg unitamente alle misure finanziarie tradizionali per ottenere una visione completa di un investimento e cercare di identificare quelli che possono generare rendimenti sostenibili. Il nostro approccio integrato Esg è guidato dai nostri team di gestione, che lavorano in collaborazione con un gruppo di specialisti Esg per integrare le considerazioni ambientali, sociali e di governance in tutta la nostra piattaforma globale».

La finanza può contrastare il cambiamento climatico? 

«Gli investitori assisteranno a importanti cambiamenti del modo in cui i loro gestori forniscono informazioni aggiornate sulla sostenibilità dei loro prodotti e le politiche di sostenibilità. Siamo convinti che l’implementazione del regolamento Sfdr avrà risultati sorprendenti ed eserciterà un impatto fondamentale nell’intero settore dei servizi finanziari. Il piano di azione dell’Ue consentirà ai nostri gestori di irrobustire la loro connessione con i clienti, nel nostro impegno condiviso per l’investimento e l’allocazione sostenibile del capitale, realizzando alla fine risultati migliori per tutti. Negli ultimi anni, la domanda da parte degli investitori di prodotti che tengano conto dei fattori ambientali, sociali e di governance societaria è aumentata rapidamente e non dà segni di rallentamento. Sono sempre di più coloro che sono alla ricerca di prodotti che riflettano meglio i loro valori e le loro convinzioni e abbiano quindi un impatto positivo sul nostro mondo, oltre a fornire rendimenti finanziari sostenibili. Il regolamento si inserisce in un quadro molto più ampio, ossia il piano di azione dell’Ue per la crescita di una finanza sostenibile, adottato originariamente nel 2018 e con lo scopo generale di connettere finanza e sostenibilità. Il piano di azione, a sua volta, è la risposta a due sviluppi globali importanti: primo, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che stabilisce gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, secondo, soddisfare l’impegno dell’Ue alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, noto comunemente come l’Accordo di Parigi. Il piano di azione ha tre chiari obiettivi: 

1) reinstradare i flussi di capitale verso un’economia più sostenibile; 

2) fare della sostenibilità una parte integrante della gestione del rischio; 

3) promuovere la trasparenza e una visione di lungo termine. Secondo noi, nell’acronimo Esg la G della governance dovrebbe essere al primo posto, poiché un focus su una buona governance da parte di un team di gestione impegnato e motivato è spesso correlato anche a forti pratiche per i fattori “E” (ambientali) e “S” (sociali)».

Quali sono i rischi principali? 

«I fondi possono avere titoli di diverse tipologie o essere esposti a differenti settori, circostanze di mercato o paesi. Possono altresì investire in diverse asset class, quali azioni, obbligazioni, quote/unità di fondi di investimento collettivo, strumenti di mercato monetario e strumenti finanziari derivati. Questi investimenti comportano rischi differenti che possono fare sì che il valore delle azioni nei fondi e qualunque rendimento dei prodotti scenda o salga. Gli investitori possono non recuperare l’intera somma investita e non vi è garanzia che un fondo raggiungerà il suo obiettivo. La performance del fondo potrebbe essere influenzata da rischi quali fluttuazioni valutarie e dei tassi di cambio, sistemi politici, economici, legali e normativi meno stabili, specialmente nei mercati emergenti, l’affidabilità creditizia di un emittente, la capacità di vendere le posizioni di un fondo o dove una piccola variazione nel valore dell’asset sottostante può avere un impatto maggiore sul valore di uno strumento finanziario derivato. I fondi possono anche essere esposti a rischi operativi. Prima di effettuare qualsiasi investimento, vi invitiamo a leggere la sezione del prospetto sul rischio e, dove disponibile, il Documento Informativo chiave per gli Investitori. Tutti questi documenti sono disponibili sul nostro sito web www.Ftidocuments.com».  

1 Fonte: Morningstar, 2021. Dal 2016 al 2020, gli asset di investimenti sostenibili in Asia sono cresciuti del 447%, rispetto al 193% dell’America settentrionale, il 179% dell’Europa e il 108% Australia e Nuova Zelanda.

2 Fonte: Climate Action Tracker Project, 2020.

3 Fonte: Climate Home News, Which Countries Have a Net Zero Carbon Goal?, Giugno 2019

4 Fonte: International Energy Agency, World Energy Outlook 2020. Non vi è alcuna garanzia che un’eventuale stima, proiezione o previsione si realizzi.

5 Fonte: International Energy Agency, Photovoltaic Systems Programme, “Trends in Photovoltaic Applications 2020,” dati per il 2019.

6 Fonte: Franklin Templeton research. 

7 Fonte: World Economic Forum, al 31 dicembre 2020. Non vi è alcuna garanzia che un’eventuale stima, proiezione o previsione si realizzi.

Pinuccia Parini

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Responsabile Clienti Istituzionali Fondi&Sicav

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