Il tessuto che toglie l’inquinamento

Gianmarco Cammi è direttore operativo di Anemotech Srl  e co-inventore di theBreath®, un tessuto che è in grado di assorbire aria inquinata per poi rimetterla in circolo pulita e purificata.

Come è nato theBreath®?

«Nel gennaio 2014 è stata fondata Anemotech, nome che viene dal greco e significa “tecnologia dell’aria”, una piccola impresa innovativa dove per oltre tre anni scienziati, ingegneri e ricercatori hanno lavorato alla creazione di questo prodotto rivoluzionario. Si tratta di un tessuto a tre strati, che passivamente, cioè senza alcun dispendio energetico, riesce a catturare le polveri sottili sino agli ossidi di azoto (Nox), la formaldeide, i benzeni, i composti organici volatili presenti nell’aria, disaggregandoli e reintroducendo in circolo aria pulita. L’aria che circola nelle case, negli uffici viene quindi catturata da questo materiale presente sotto forma di quadro o pannello fono assorbente o totem e poi purificata. Anemotech è cresciuta avendo come baricentro questo brevetto, theBreath®, nato grazie alla collaborazione con diverse università e al sostegno del professor Umberto Veronesi, che ha avvalorato la nostra ricerca. Abbiamo passato tre anni a sviluppare e apportare migliorie al prodotto. Nel 2017 è iniziata la sua commercializzazione e l’anno successivo la promozione all’estero. Oggi, oltre che in Italia, siamo presenti negli Stati Uniti, in Corea del Sud e in Europa».

E Anemotech?

«È una start-up nata da Ecoprogram, leader nella gestione delle facility aziendali e dei servizi logistici in cui opera da 25 anni, fondata e gestita dalla famiglia Barabino. Il gruppo, che ha 650 dipendenti, controlla a sua volta sei società, tra cui Anemotech. Quest’ultima è stata fondata da Gianluca Barabino, amministratore delegato di Ecoprogram, e Gianni Brugnoli, presidente di Tiba Tricot, azienda specializzata nella produzione di tessuti indemagliabili, tessuti 3D e maglieria circolare da più di 50 anni. Attualmente conta sette persone e beneficia di tutte le sinergie che nascono dall’appartenenza al gruppo Ecoprogram. Anemotech studia e sviluppa tecnologie all’avanguardia che hanno la finalità di migliorare l’ambiente in cui si vive: da qui la realizzazione di theBreath®, un tessuto industriale, multistrato, che può essere utilizzato, sia indoor, sia outdoor per trattare e disinquinare l’aria. Devo dire che avere avuto alle spalle un gruppo come Ecoprogram e la stessa Tiba Tricot è stato di grande aiuto, visto che gli inizi della nostra avventura non sono stati semplici e abbiamo avuto pochissimi finanziamenti esterni».

Qual è il business model di Anemotech?

«Per il 70% circa, il nostro fatturato deriva dalla vendita della materia prima, cioè la bobina del tessuto che, attraverso l’industria, viene lavorato e trasformato nel prodotto finito, mentre il restante 30% fa capo alla realizzazione di prodotti studiati e sviluppati in diretta collaborazione con i clienti. Ad esempio, stiamo lavorando con alcune aziende per creare oggetti impiegati nel settore dell’automotive, che progettiamo insieme. La nostra attività commerciale avviene secondo la formula B2B. Grazie alla flessibilità della nostra struttura e alla versatilità di theBreath®, non solo siamo in grado di accogliere le esigenze del singolo cliente, ma anche di apportare continue migliorie al prodotto esistente».

Qual è l’utilizzo di theBreath®?

«Il tessuto ha un duplice utilizzo: outdoor e indoor. Per quanto riguarda la parte outdoor, che si riferisce a comunicazione o cantieri edili, il materiale in bobine viene usato sotto forma di cartucce da collocare dietro impianti di maxi affissione. Questi possono essere utilizzati per coprire dei cantieri e la funzione di theBreath® è duplice: proteggere sia l’edificio schermato, sia i lavoratori dagli inquinanti. C’è poi la versione indoor, che prevede la realizzazione di quadri, poster, cartine geografiche con questo prodotto altamente tecnologico, in base alle esigenze del cliente».

Il materiale usato indoor e outdoor è sempre lo stesso?

«In entrambi i casi il materiale impiegato nasce dallo stesso brevetto, ma viene declinato in modo diverso per soddisfare le esigenze legate al suo utilizzo. Il tessuto indoor è battericida e virucida. Alla fine del 2020, a causa della pandemia, abbiamo realizzato un tessuto con questa seconda caratteristica, superando diversi controlli a livello internazionale che ne sanciscono l’efficacia. L’utilizzo del materiale con queste peculiarità ha un senso negli ambienti interni, dove la capacità battericida e virucida permette di esercitare efficacemente queste funzioni, che si vedrebbero vanificate all’aria aperta. All’esterno, invece, si impiega un tessuto idrorepellente, capace di reagire con una grande quantità d’acqua, sia umidità o pioggia diretta, per mantenere la matrice capace di assorbire le sostanze inquinanti».

Da dove nasce la domanda per l’utilizzo outdoor?

«Grandi gruppi usano le maxi affissioni per promuovere il loro marchio. Fare tutto ciò con una capacità assorbente che possa eliminare sulla stessa maxi affissione una certa quantità di inquinanti, che noi abbiamo tradotto attraverso un algoritmo in automobili annullate, penso che possa essere considerata un’operazione improntata alla sostenibilità. Oltre a produrre concretamente risultati, offre una chiara immagine delle politiche di Csr (Corporate social responsibility) che la società che ha collocato il cartellone ha deciso di abbracciare». 

Mentre per quanto riguarda l’utilizzo indoor, chi è il vostro cliente finale?

«La nostra attività è rivolta agli uffici e, in generale agli ambienti di lavoro. Oggi c’è una norma, la D.Lgs. 81/08, ovvero il Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro, che è molto stringente e impone che i luoghi di lavoro siano salubri. Se un ufficio è collocato al centro di una grande città, dove il livello di inquinamento è elevato, con picchi difficili da abbattere, l’utilizzo di tecnologie che non prevedono alcun dispendio energetico è di grande aiuto e theBreath® è a impatto zero».

Ma come si traduce tutto ciò in numeri?

«Un metro quadrato di tessuto lavora su 25 metri quadrati, che equivalgono a 75 metri cubi, uno spazio che potrebbe essere equiparato a quello di un ufficio dove lavorano tre persone. Inoltre, rispetto ad altre tecnologie, tutto ciò che è ottenibile grazie a theBreath® è comprovabile, perché può essere misurato. Se si decide, ad esempio, di mettere in un ufficio un quadro realizzato con questo materiale, dopo 12 mesi Anemotech, tramite alcuni campionatori, è in grado di analizzare in modo chimico, e quindi giuridico, la lista dei materiali trovati e raccolti nella stanza e la loro quantità di massa, che ovviamente cambia in base all’ambiente e al contesto circostante. In sostanza, theBreath® lavora come un polmone artificiale che respira gli inquinanti presenti nell’ambiente in luogo degli esseri umani. Ovviamente, questa funzionalità ha un periodo di durata che ci porta a consigliare il cambio del tessuto utilizzato indoor dopo 18 mesi. La curva di attivazione è nei primi 12 mesi e poi diminuisce. In outdoor, invece, viene cambiato ogni sei mesi».

Abbiamo letto della vostra collaborazione con E.on, società europea nel settore delle rinnovabili, che in Italia ha lanciato nelle scuole il percorso “Odiamo gli sprechi del sapere”.  Di che cosa si tratta?

«Il progetto è partito lo scorso anno con la finalità di portare la cultura della sostenibilità all’interno delle scuole e di farlo in un modo diverso, che fosse tangibile: la stampa di un globo terrestre grazie a una tecnologia virtuosa. La collaborazione con E.on ha visto la distribuzione in 150 classi di un planisfero costruito con theBreath®. È realizzato da tre strati che operano in sinergia tra loro: uno frontale, stampabile e battericida, che facilita la traspirazione dell’aria, un altro centrale, costituito da una cartuccia carbonica che assorbe, trattiene e disgrega le molecole inquinanti e i cattivi odori, e uno posteriore che è stampabile e battericida. I ragazzi hanno così vissuto la tecnologia in modo istruttivo, perché è stata utilizzata nella loro quotidianità, ovvero nell’esercizio di leggere una mappa geografica. Questo semplice gesto è servito a creare sostenibilità, perché l’aria purificata che gli studenti respirano attraverso la cartina diventa qualcosa di vissuto e non più di raccontato». 

Qual è la strategia che vi ha portati ad abbracciare questo progetto?

«È un percorso che permette di mettere a contatto il privato con il pubblico. Noi, in tanti anni, abbiamo visto che le scuole hanno problemi di budget e scarse risorse a disposizione. Visto che oggi alcuni strumenti didattici, come le cartine geografiche, sono carenti o datate, abbiamo creato un trait d’union tra pubblico e privato, con quest’ultimo che, attraverso una donazione, entra nella scuola e permette di soddisfare un’esigenza. Il progetto con E.on  ha visto la stampa di planisferi, ma avrebbe potuto essere un altro oggetto in quel momento necessario all’istituto scolastico. Così facendo, la donazione fatta da un privato diventa un modo per portare novità: si fa didattica e si crea un respiro di salubrità».

Ma come sollecitate il privato a partecipare a questi progetti?

«Noi utilizziamo i contatti di coloro che vogliono fare un progetto di comunicazione, verifichiamo quale parte del territorio potrebbe essere coinvolta e qual è la domanda in quell’area che viene dalle scuole. A volte sono le stesse aziende che ci contattano dopo avere già identificato l’istituto di riferimento. Direi che si è trovata una modalità attraverso la quale ai privati viene data la possibilità di consolidare nuove tecnologie senza distrarre le risorse scolastiche, che sono comunque limitate. Diciamo che si rileva una disponibilità maggiore da parte delle aziende che hanno una solida politica di Csr e puntano ad avere una comunicazione efficace e, soprattutto, veramente improntata alla sostenibilità, visto che l’utilizzo di theBreath® permette di dimostrare, in modo tangibile, l’impatto delle scelte fatte».

Avete dati a disposizione che possano suffragare risultati ottenuti e dimostrino scientificamente ai ragazzi l’“esperimento” cui non solo hanno assistito, ma che hanno vissuto in prima persona?

«Si stanno elaborando i dati che misurano i benefici prodotti dall’utilizzo di theBreath®. La loro pubblicazione è prevista a fine giugno e diventerà un momento di formazione e consapevolezza per i ragazzi che capiranno come, lavorando nel campo della sostenibilità, si possa ottenere qualcosa di concreto, con vantaggi riscontrabili nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Si tratta di un momento educativo importante, che ha le finalità di creare un tessuto culturale su cui potere innestare i valori della sostenibilità».

Come vengono edotti gli studenti sulle finalità del progetto?

«Nel caso di E.on, è la società che, insieme ai professori, spiega ai ragazzi il progetto, identificando i momenti in cui si fa cultura sul tema, per spiegare loro i valori cardine che sottendono questa nuova tecnologia e il perché del progetto. Prossimamente, gli studenti, grazie all’esperienza del planisfero realizzato con il nostro tessuto, potranno raccontare che cosa c’è nell’aria, creando così un momento di sensibilizzazione su ciò che respiriamo e fare contestualmente formazione e cultura».

Qual è la sensibilità dei ragazzi che lei ha riscontrato sulle tematiche di carattere ambientale?

«Io, come Anemotech, sono andato in alcune scuole a tenere diverse lezioni e ho riscontrato nei ragazzi una sensibilità e una conoscenza straordinarie. Mi sono trovato a parlare ad alcuni studenti di seconda media degli ossidi di azoto e avere da loro molta attenzione: credo che ciò sia indicatore di un elevato livello di sensibilità sul tema. Io sono assolutamente convinto che ci sia una vera e propria consapevolezza da parte dei più giovani delle tematiche legate all’ambiente e della loro importanza. Hanno gli strumenti per potersi informare e molte fonti cui attingere per essere consapevoli delle sfide che dovranno affrontare. Parole quali sostenibilità e ambiente sono ovunque e sono diventate parte del vocabolario del loro vissuto».

 

Pinuccia Parini

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Responsabile Clienti Istituzionali Fondi&Sicav

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