Non più scaramanzia o fiducia incondizionata

Stéphane Vacher, Responsabile comunicazione Credem Euromobiliare Private Banking

Colpisce lo strabismo con cui molti di noi gestiscono il proprio patrimonio. Da una parte siamo molto attenti al minimo dettaglio: dalla commissione di prelievo con il bancomat fino allo zero virgola qualcosa sul rendimento a sei mesi della nostra liquidità o al Taeg dei finanziamenti che ci vengono concessi; dall’altra parte, lasciamo del tutto scoperto un versante ben più significativo della nostra ricchezza, forse il più importante: quello destinato alle persone o alle cause a noi molto care. 

Come mai la stragrande maggioranza degli italiani decide di non fare testamento? O pensa di potere gestire al meglio il passaggio del patrimonio attraverso un istituto come la donazione? Forse per un mix tutto nostro, fatto un po’ di scaramanzia, un po’ di fiducia negli affetti. Sembra aneddotico ricordare lo spirito scaramantico che considera il semplice fatto di parlare del “dopo” come un fattore di malaugurio. Non lo è. Così come potrebbe sembrare romantica la fiducia che abbiamo in molti che la nostra famiglia e le persone cui vogliamo bene saranno in grado di gestire al meglio la suddivisione dei nostri beni. Non è così. 

Quando parliamo di pianificazione successoria, c’è un pensiero che ci deve animare in primis: fare un favore soprattutto alle persone a noi care, evitando litigiosità e conflitti. Perché, lo sappiamo, la storia, recente e meno, ci insegna che “fidarsi è bene” dei rapporti di affetto che hanno unito le persone cui intendiamo tramandare il nostro patrimonio, ma “non fidarsi è meglio” e tutto ciò che predisponiamo prima è anche un gesto di amore verso di loro. 

La maggior parte delle strategie successorie contempla in realtà strumenti molto semplici, la maggiore parte dei quali non richiede neppure l’intervento di istituti specializzati: volontà testamentarie redatte su carta semplice, prodotti assicurativi con indicazione esplicita del/i beneficiario/i, donazioni protette dal fatto che non vadano a ledere alcun diritto di legittima sono alcuni esempi molto basilari di come attrezzarsi per agevolare il passaggio generazionale della ricchezza. Poi qualcuno avrà necessità di mobilitare istituti giuridici più complessi per tutelare un figlio disabile, una situazione familiarmente articolata o una continuità aziendale non semplice. E potrà trovare in noi un interlocutore qualificato per ogni evenienza. 

Con questo numero di Be Private si vuole soprattutto sensibilizzare sulla rilevanza di un argomento troppo spesso rimandato e procrastinato, analizzando casi concreti dove il supporto consulenziale può fornire un aiuto rilevante nell’individuazione delle migliori azioni da mettere in campo. 

Sono stato volontariamente un po’ ruvido nell’esporre gli elementi fondamentali del tema, perché penso che a volte alcune provocazioni possano essere più utili di tanti consigli generici. Quando pensiamo alla fatica e ai sacrifici che spesso la costruzione di un patrimonio personale è costata a ciascuno di noi e alle generazioni che ci hanno preceduto, ritengo che la stessa passione ci dovrebbe animare nella ricerca sin da ora delle strategie da mettere in atto per fare sì che questa ricchezza accumulata finisca nelle mani di chi vogliamo, come vogliamo e nella migliore forma possibile. 

Buona lettura a tutti! 

Stéphane Vacher

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Responsabile Comunicazione Private Gruppo CREDEM

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